I possibili rimedi in caso di mancato perfezionamento del deposito telematico
02 Settembre 2025
Massima Nell'ipotesi in cui la quarta PEC dia esito non favorevole, la parte ha l'onere di attivarsi con immediatezza per rimediare al mancato perfezionamento del deposito telematico; la reazione immediata si sostanzia, alternativamente e secondo i casi, (a) in un nuovo tempestivo deposito, da considerare in continuazione con la precedente attività, previa contestazione delle ragioni del rifiuto; (b) in una tempestiva formulazione dell'istanza di rimessione in termini ove la decadenza si assuma in effetti avvenuta ma per fatto non imputabile alla parte. Il caso In un giudizio promosso per ottenere il risarcimento del danno derivante da mala gestio, l'attore, soccombente in primo grado, proponeva appello. Nel giudizio di appello veniva prodotto il certificato di morte di uno degli appellati, deceduto dopo la notifica dell'appello, per cui veniva dichiaratal'interruzione del giudizio exart. 299 c.p.c. Veniva riassunto il giudizio, ma gli appellati ne eccepivano l'estinzione. La Corte d'appello riteneva fondata l'istanza proposta dagli appellati di ottenere la declaratoria di estinzione del processo per inattività delle parti, rilevando che il ricorso per riassunzione era stato inviato con un deposito telematico che era stato rifiutato dalla cancelleria in quanto non associato al numero di ruolo già assegnato e che, dunque, la riassunzione era tardiva, in quanto intervenuta oltre il termine di tre mesi dalla morte di uno degli appellati. Avverso la predetta sentenza veniva proposto ricorso per cassazione. In particolare, il ricorrente sosteneva che erroneamente la Corte d'appello aveva dichiarato che il termine per la riassunzione del giudizio avrebbe dovuto farsi decorrere dalla data di decesso dell'appellato e non dalla sua comunicazione avvenuta in udienza, sottolineando anche che l'eventuale errore nel depositare telematicamente l'atto di riassunzione non poteva comportare l'estinzione del giudizio; infine, essendo il defunto contumace, non vi era l'obbligo di notificare l'atto di riassunzione agli eredi. La questione Ci si chiede se in caso di esito negativo della quarta PEC il deposito possa considerarsi comunque validamente effettuato laddove sia stato raggiunto lo scopo dell'atto, ovvero la messa a disposizione dell'atto alle parti ed al giudice, attenendo le successive fasi dei controlli automatici e manuali solo alla perfezione formale del procedimento senza comprometterne la validità sostanziale, sempre che la parte si attivi con immediatezza per rimediare al mancato perfezionamento. Le soluzioni giuridiche Per la prima sezione della Cassazione il termine per la riassunzione non decorre dalla data della morte dell'appellato, ma dall'effettiva conoscenza legale dell'evento che, nel caso di specie, è avvenuta all'udienza in cui è stata dichiarata l'interruzione. Tuttavia, nonostante l'errore commesso dalla Corte di appello, il processo si era comunque estinto perché doveva essere riassunto entro tre mesi da quella data. Nel caso di specie, la parte aveva invece inviato un ricorso in riassunzione con deposito telematico che, per quanto avesse generato le ricevute di accettazione ed avvenuta consegna, era stato rifiutato dalla cancelleria, in quanto non presentato come atto in corso di causa e non associato al numero di ruolo già assegnato. Inoltre, in seguito a questo rifiuto non era seguita altra attività (se non il “sollecito” per la fissazione dell'udienza avvenuto anni dopo). Infine, la Corte precisa che l'atto di riassunzione doveva essere notificato agli eredi del defunto dato che quest'ultimo era contumace in primo grado, ma in appello era deceduto prima di compiere la scelta se continuare a restare contumace ovvero costituirsi; pertanto, i suoi eredi dovevano essere messi in condizione di operare questa scelta. Alla luce delle osservazioni qui riportate, la Corte ha respinto i motivi addotti dichiarando l'improcedibilità del ricorso rilevando l'intempestività della riassunzione del giudizio dopo l'interruzione e, quindi, la sua estinzione. Osservazioni Con la sentenza in esame la Corte di Cassazione torna ad occuparsi della questione relativa al perfezionamento dei depositi telematici, in particolar modo nei casi in cui l'esito della quarta PEC sia negativo. Osserva la S.C. che Il procedimento di deposito telematico è a formazione progressiva: «a) il depositante invia il messaggio di posta elettronica certificata ed b) il gestore PEC del depositante genera la ricevuta di accettazione; c) il gestore PEC del Ministero della Giustizia restituisce la ricevuta di avvenuta consegna; d) il gestore dei servizi telematici effettua i controlli automatici formali (iscrizione del mittente nel ReGIndE, dimensione e formato del messaggio) e l'esito dei controlli formali è comunicato tramite PEC al depositante; e il cancelliere accetta il deposito dell'atto ed il gestore dei servizi telematici invia una PEC al depositante». Il depositante riceve, quindi, quattro PEC: la prima di accettazione, la seconda di avvenuta consegna; la terza di esito dei controlli automatici e la quarta di esito dei controlli da parte della cancelleria. La generazione della seconda PEC individua la tempestività del deposito ed il suo perfezionamento, ma detto perfezionamento ha un effetto anticipato meramente provvisorio essendo subordinato all'esito positivo dei successivi controlli, automatici e manuali. Ne consegue che, in caso di esito negativo del procedimento di deposito e, quindi, di rifiuto dell'atto da parte della cancelleria, la parte deve procedere alla sua rinnovazione, previa rimessione in termini a norma dell'art. 153, comma 2, c.p.c., ove possa ritenersi che questi siano decorsi incolpevolmente a causa dell'affidamento riposto nell'esito positivo del deposito (cfr. Cass. n. 17404/2020; Cass. n. 15801/2025), a meno che la stessa parte abbia provveduto senza indugio ad un ulteriore deposito con esito positivo, rendendo così superflua la pronuncia sull'istanza di rimessione in termini da parte del giudice (cfr. Cass. n. 29357/2022; Cass. n. 19307/2023). Se, quindi, la quarta PEC non dà esito favorevole la parte ha l'onere di attivarsi tempestivamente per rimediare al mancato perfezionamento del deposito, reiterando la procedura o formulando tempestiva istanza di rimessione in termini (Cass., sez. un., n. 28403/2023; Cass. n. 1348/2024; Cass. n. 69/2025). Nel caso portato all'attenzione della Corte, il deposito telematico dell'atto di riassunzione era stato effettuato nel termine di tre mesi previsto dall'art. 305 c.p.c. e la PEC inviata dal difensore era stata accettata dal gestore del mittente, che aveva generato la prima PEC di ricevuta di accettazione e successivamente anche la seconda PEC di avvenuta consegna, seguita dalla terza PEC che il sistema genera automaticamente per informare la parte dell'esito dei controlli che il sistema effettua automaticamente sulla busta. Con la quarta PEC la cancelleria informava, però, il difensore che il deposito era stato rifiutato. A fronte di ciò la parte non ha chiarito il motivo per cui, ricevuto il rifiuto del deposito da parte della cancelleria (o comunque non ricevuta la quarta PEC), non si è attivata tempestivamente, effettuando un nuovo deposito con richiesta di rimessione in termini o per fare valere un eventuale errore commesso dalla cancelleria nell'operare tale rifiuto, ed ha atteso quasi tre anni per inoltrare un “sollecito”, che in realtà deve considerarsi il primo atto utile alla riassunzione, ma ormai irrimediabilmente tardivo. Come correttamente sottolinea la S.C., l'assunto errore della cancelleria nel rifiutare il deposito «avrebbe dovuto essere rappresentato in tempi stretti al giudice del merito, invocando il diritto a ritenere perfezionato il deposito o in alternativa chiedendo la rimessione in termini». Sennonché, nel caso di specie ciò non si è verificato, come comprova la circostanza che il primo atto con il quale il ricorrente ha manifestato la sua intenzione di riassumere il processo e chiesto la fissazione dell'udienza per la prosecuzione del giudizio è il c.d. atto di “sollecito” nella evidente ma erronea convinzione di aver regolarmente depositato in precedenza un atto di riassunzione che, però, va ritenuto - per i motivi già riferiti - tardivo. La decisione in esame ben si inserisce nell'orientamento ormai prevalente della giurisprudenza secondo cui il definitivo consolidarsi dell'effetto di tempestivo deposito prodottosi, in via anticipata, con la ricezione della ricevuta di avvenuta consegna (RdAC) è subordinato all'esito positivo dei successivi controlli, la cui prova è data dal messaggio di posta elettronica certificata contenente l'esito dell'intervento di accettazione da parte della cancelleria (cd. quarta PEC). Con tale ultima statuizione gli Ermellini hanno ribadito che «ai fini del deposito telematico di un atto processuale, è necessario distinguere, per ciò che riguarda la valenza delle ricevute PEC, tra gli aspetti che concernono la tempestività del deposito e gli aspetti che invece riguardano la definitiva regolarità dello stesso – la generazione della “ricevuta di avvenuta consegna” (“RdAC” – c.d. “seconda PEC”) individua il momento di perfezionamento del deposito e costituisce il riferimento temporale sulla cui base valutare la tempestività o meno del deposito medesimo». Tale efficacia, tuttavia, costituisce un effetto anticipato meramente provvisorio in quanto subordinata al generarsi con esito positivo delle successive PEC di “esito controlli automatici deposito” (c.d. terza PEC) e di “accettazione deposito” (cd. quarta PEC). Lo scopo del deposito, infatti, non può dirsi raggiunto finché non vi sia stata l'accettazione dell'atto da parte della cancelleria, che ne determina la conoscibilità a beneficio delle parti del processo e del giudice, e la cui prova è data dal messaggio di posta elettronica certificata contenente l'esito dell'intervento di accettazione (cd. quarta PEC). In caso di mancato completamento dell'iter del deposito telematico, ove sia risultato negativo l'esito di una o di entrambe le ultime fasi della procedura, il deposito telematico, pur perfetto, non può dirsi efficace, poiché inidoneo al raggiungimento dello scopo (cfr. Cass. n. 19307/2023; Cass. S.U. n. 22834/2022; Cass. n. 12422/2022; Cass. n. 19796/2021). In assenza delle successive PEC ed a maggior ragione nel caso in cui diano esito non favorevole, la parte da un lato non potrà ritenersi decaduta dal deposito ma dall'altro, a fronte del mancato perfezionarsi dei c.d. controlli automatici, avrà l'onere di attivarsi tempestivamente per rimediare a tale mancato perfezionamento, procedendo ad un nuovo deposito oppure alla tempestiva formulazione di una richiesta di rimessione in termini. Riferimenti Bonafine, Errore nell'indicazione del numero di ruolo e rimessione in termini, in www.judicium.it, 2016; Caprio, Ritardo del deposito telematico: l'esito negativo dei controlli manuali è imputabile alla parte?, in IUS Processo Civile (ius.giuffrefl.it), 2023; Di Pietro, Il perfezionamento del deposito telematico e la notificazione a mezzo pec, in www.judicium.it, 2016; Sotgiu, Il deposito telematico, in Il processo telematico nel sistema del diritto processuale civile, a cura di Ruffini, Milano, 2019. |