L’improcedibilità dell’appello non si applica al giudizio di rinvio

La Redazione
27 Giugno 2025

La Corte di cassazione, con la sentenza 17 giugno 2025, n. 16211 ha ribadito che l'istituto dell'improcedibilità dell'appello non è applicabile al giudizio di rinvio. Il principio è fermo in giurisprudenza se si considera che fu enunciato dalla Corte a Sezioni Unite nella sentenza n. 864/1954 ed è stato poi ognora ribadito.

La vicenda esaminata traeva origine dalla sentenza con cui la Corte d'appello de L'Aquila, in accoglimento dell'appello e in riforma della sentenza impugnata, dichiarava inammissibile l'opposizione all'esecuzione con riferimento al credito di una cartella esattoriale, invece rigettandola quanto ai crediti delle restanti cartelle. Avverso la sentenza della Corte nel giudizio di rinvio ha presentato ricorso per cassazione il pignorato, dove ha resistito l'AdER.

La terza sezione civile della Suprema Corte, nella sentenza 17 giugno 2025, n. 16211, esamina quindi i motivi di ricorso del soggetto pignorato. Tra questi, in particolare, per quanto di interesse, il primo motivo con cui il ricorrente denuncia la nullità del procedimento ai sensi dell'art. 360, comma 1, n. 4), c.p.c. per omessa declaratoria di improcedibilità del giudizio di rinvio per tardiva iscrizione a ruolo.

Il motivo è dichiarato infondato, ma la motivazione della gravata sentenza viene radicalmente corretta. L'appello, svoltosi in fase di rinvio, era sì procedibile, ma per ragioni diverse da quelle evidenziate dalla Corte di merito. Secondo i giudici di legittimità, anzitutto, ha «errato la Corte territoriale nel dichiarare tempestiva la costituzione in giudizio sia perché l'errore non è consistito nel mero deposito di un atto nel vecchio fascicolo (del giudizio di merito annullato) piuttosto che nel nuovo fascicolo (del giudizio di rinvio), ma nell'omesso svolgimento di un preciso incombente normativo: l'iscrizione a ruolo dell'atto in riassunzione del giudizio di rinvio, ai sensi del combinato disposto di cui agli artt. 347 e 165 c.p.c., con deposito della relativa nota, dell'atto di citazione e dei documenti offerti in comunicazione; sia perché ogni tentativo di deposito telematico genera una terza PEC di esito controlli per cui la comunicazione PEC di cancelleria del 25 luglio 2022 non costituisce reiterazione delle comunicazioni PEC del precedente 14 e del precedente 15 luglio, ma esito di controllo di nuovo tentativo di deposito (effettuato a termine già scaduto); sia perché le tre PEC di Cancelleria del 14, 15 e 25 luglio 2022 riportavano tutte l'indicazione “numero di ruolo non valido”, ragion per cui AdER, a fronte delle prime due comunicazioni, avrebbe dovuto attivarsi per procedere tempestivamente con l'iscrizione a ruolo nei termini e, a fronte della terza, avrebbe potuto depositare se del caso istanza di rimessione in termini; sia perché AdER non ha depositato istanza di remissione in termini non soltanto al momento della iscrizione a ruolo tardiva ma neppure nella prima difesa successiva all'eccezione, ex adverso sollevata, di improcedibilità».

Alle considerazioni che precedono si aggiunge un ulteriore rilievo correlato alle dinamiche del processo telematico. La PEC di consegna − che viene rilasciata dal gestore PEC del Ministero della giustizia nel momento in cui il messaggio, contenente la busta telematica, è ricevuto nella casella PEC di detto ministero − contiene il messaggio di invio con relativa busta allegata. Dunque, la PEC di consegna va depositata (nel formato .msg o nel formato .eml), in quanto solo l'esame di detta PEC consente di verificare che cosa sia stato inviato e quando sia stato inviato e detto esame è necessario ogni qualvolta è andato a buon fine (non il deposito originario, ma) un deposito successivo ed occorre stabilire la tempestività del deposito. Nel caso di specie la comunicazione PEC  di cancelleria (esito controlli) del 14 luglio 2022 ha fatto indubbiamente seguito ad una PEC di consegna, ma AdER non ha prodotto la PEC di consegna e, in difetto di tale produzione, la corte di merito non era in grado di verificare il contenuto della busta quest'ultimo, si ribadisce, è contenuto soltanto nella PEC di consegna (e non anche nella PEC di esito controlli). Dunque, AdER non risulta aver dimostrato di aver tentato di depositare in data 14 luglio 2022 (sia pure su un fascicolo errato) quanto poi effettivamente depositato in data 26 luglio 2022 (in particolare, la nota di iscrizione a ruolo). E considerazioni analoghe valgono anche per le successive comunicazioni di cancelleria del 15 e del 25 luglio 2022.

Tanto precisato, il giudizio di appello, svoltosi in fase di rinvio, era ciononostante procedibile. Deve infatti osservarsi «che l'istituto dell'improcedibilità dell'appello non sia applicabile al giudizio di rinvio è principio fermo in giurisprudenza se si considera che fu enunciato da questa Corte a Sezioni Unite nella sentenza n. 864/1954 ed è stato poi ognora ribadito. E per condividerlo basta la semplice ma fondamentale riflessione che l'improcedibilità dell'appello comporta il passaggio in giudicato della sentenza di primo grado, mentre un tal effetto è inconcepibile rispetto alla sentenza di primo grado riformata in appello essendo la stessa ormai definitivamente c(a)duta (arg. dall'art. 393 c.p.c.), senza dunque possibilità di reviviscenza a seguito della cassazione della sentenza di secondo grado" (così, testualmente, Cass. civ. n. 11881/1993). Pertanto, «inutilmente si disquisisce sulla tardività dell'iscrizione a ruolo dell'atto introduttivo del giudizio di rinvio, perché quella, ove pure sussistesse, non avrebbe mai quale conseguenza l'improcedibilità del giudizio di stesso, quando - come nella specie è avvenuto - la sentenza cassata aveva a sua volta riformato, eliminandola dal mondo del diritto, la sentenza di primo grado. E, d'altra parte, l'art. 393 c.p.c. commina l'estinzione del giudizio di rinvio (e, con essa, dell'intero giudizio) soltanto in caso di tardività della riassunzione; e, cioè, soltanto nel caso in cui la riassunzione sia avvenuta dopo il termine di tre mesi dalla pubblicazione della sentenza cassatoria con rinvio, stabilito dall'art. 392, comma 1, c.p.c. ciò che non può che riferirsi alla riassunzione strettamente intesa e, cioè, alla notificazione dell'atto a tal fine necessario e non anche alla sua iscrizione a ruolo.

In estrema sintesi, il giudizio di appello, svoltosi in fase di rinvio, era procedibile (non perché vi era stata tempestiva iscrizione a ruolo, come sostenuto dalla corte di rinvio, ma, così correggendosene la motivazione) perché l'istituto dell'improcedibilità dell'appello non è applicabile al giudizio di rinvio, nessuna conseguenza risultando collegata alla sua tardiva iscrizione a ruolo.

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