L'accertamento sullo stato di scioglimento della società può essere deciso dagli arbitri?

La Redazione
26 Giugno 2025

Il tribunale di Milano, sezione XV civile, con la sentenza 6 maggio 2025, ha stabilito che la controversia avente ad oggetto l'accertamento sullo stato di scioglimento della società non ha ad oggetto diritti indisponibili ed è suscettibile di essere decisa dagli arbitri.

La controversia il cui petitum sia costituito dall'accertamento dello stato di scioglimento della società non ha ad oggetto diritti indisponibili ed è suscettibile di essere decisa dagli arbitri.

Invero, quando la (suddetta) norma statutaria e gli artt. 806 e 838-bis c.p.c. (nonché già l'art. 34, comma 1, d.lgs. n. 5/2003) stabiliscono il limite all'arbitrabilità delle controversie lo fanno con riferimento al loro oggetto, cioè alla natura – indisponibile – della situazione giuridica attiva – il diritto – che l'attore assume violato e di cui chiede tutela.

Ed allora va notato che la società può essere sciolta con deliberazione dei soci (art. 2484, n. 6, c.c.), il ché già di per sé solo ne dimostra la piena disponibilità. E parimenti, la durata della società (art. 2484 n. 1 c.c.) può essere prolungata (salvo, nelle s.p.a., il diritto di recesso ex art. 2437, comma 2, lett. a), c.c.), e l'impossibilità di funzionamento o la continuata inattività dell'assemblea suppongono comportamenti dei soci suscettibili di modificazione nel tempo, tanto che lo scioglimento si determina solo in caso di situazioni irreversibili. E viceversa, tutte le cause di scioglimento sono eliminabili dai soci che in tal caso possono deliberare la revoca dello stato di liquidazione (art. 2487-ter c.c.). Così è anche nell'ambito della procedura officiosa di cui al d.l. n. 76/2020 conv. legge n.120/2020, secondo le disposizioni di cui all'art. 40, comma 5. Si tratta di atti negoziali tutti di carattere patrimoniale che dipendono dalla volontà dei soci e determinano direttamente lo scioglimento o no della società. È appena il caso di aggiungere che, quando siano necessarie delibere, nemmeno è richiesta l'unanimità dei voti, ben potendo tali delibere essere assunte a maggioranza, sebbene quella qualificata prevista per le modificazioni statutarie. Non solo: l'art. 2484, comma 1, n. 7, e ult. comma c.c. stabilisce che l'atto costitutivo o lo statuto ben possono prevedere altre cause di scioglimento, ed in tal caso devono anche “determinare la competenza a deciderle od accertarle”, dove “competenza” è riferita all'organo sociale preposto.

Si può, quindi, concludere che il diritto/potere di sciogliere o proseguire la società sta tutto in capo ai soci che ne dispongono come meglio ritengono, salvo il limite dell'abuso. E se poi si dovesse ritenere che le ipotesi di scioglimento di cui ai nn. 1-6 dell'art. 2484 c.c. siano inderogabili – cioè non possano non essere previste nello statuto –, allora si dovrebbe ammette trattarsi di norme che inderogabilmente prevedono diritti disponibili, con ciò rafforzandoli come tali.

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