In assenza di rapporti significativi la disponibilità dei parenti non esclude lo stato di abbandono
24 Giugno 2025
Massima In tema di adozione, l'art. 12, l. 184/1983 limita le categorie delle persone che devono essere sentite nel procedimento per l'accertamento dello stato di abbandono del minore, ai parenti entro il quarto grado che abbiano mantenuto rapporti significativi con lui, ed ai medesimi parenti, in forza del combinato disposto degli artt. 12 e 15 della l. 184/1983, deve essere notificata la sentenza che dichiara lo stato di adottabilità. Il caso La triste vicenda ha per protagonista un bambino, all’epoca di pochi anni, che era stato affidato ai servizi sociali con collocamento provvisorio presso i nonni paterni. Dopo varie indagini il Tribunale per i Minorenni ne dichiarava lo stato di adottabilità sospendendo la responsabilità genitoriale di madre e padre, a causa della loro grave inadeguatezza. Il provvedimento veniva successivamente confermato dalla Corte d’appello la quale sottolineava la difficile situazione della coppia genitoriale sia da un punto di vista di precarietà abitativa ed economica che, soprattutto, di accesa e violenta conflittualità. Entrambi i genitori, si sottolinea, in seguito ad accurata valutazione, erano risultati inadeguati nello svolgimento della funzione genitoriale ed in entrambi era risultata “minima, superficiale e approssimativa la conoscenza del bambino, del suo temperamento, della sua specifica individualità e dei suoi personali bisogni”. La madre, che soffriva di un grave disturbo di personalità borderline, aveva mostrato scarso interesse per il figlio ed era scomparsa da anni. Il padre, dal canto suo, presentava tratti antisociali, incapacità di occuparsi delle esigenze del piccolo e strumentalizzava il figlio per ottenere aiuti economici. Si rileva nel provvedimento che, nonostante i servizi sociali e la c.t.u. avessero cercato di coinvolgerlo, l’uomo non aveva mai mostrato significativi cambiamenti. Il minore inoltre, prima dell’allontanamento, risultava malnutrito, trascurato e con ritardo nello sviluppo. In questo contesto, si evidenzia, le famiglie di origine (nonni e zii paterni) non avevano offerto una rete di sostegno adeguata. La Corte d’Appello confermava pertanto la dichiarazione di adottabilità, ritenendo che la situazione dei genitori non fosse recuperabile in tempi compatibili con i bisogni del minore. Contro tale provvedimento proponevano ricorso il padre e la nonna paterna del bambino. La questione La presenza di parenti del minore rileva, ai fini dell’esclusione della dichiarazione di adottabilità, solo se accompagnata dalle relazioni psicologiche e affettive che normalmente la caratterizzano, l’assenza delle quali legittima l’emissione del decreto di adottabilità. Le soluzioni giuridiche La Cassazione, dopo aver disposto la riunione del ricorso proposto dalla nonna con quello presentato dal padre del minore, posta la connessione soggettiva e oggettiva tra le due cause, respinge le istanze. Preliminarmente si rileva che non è fondata l'eccezione del ricorrente secondo la quale la notifica del provvedimento avrebbe dovuto essere eseguita presso il domicilio eletto all'atto della costituzione del reclamante, con la conseguente inidoneità a far decorrere il termine breve di impugnazione. Si rileva in proposito che la notifica della sentenza a mezzo pec all'indirizzo telematico del difensore è valida e idonea a far decorrere il termine breve di trenta giorni che, nella fattispecie, non è stato osservato. La Corte si sofferma poi sui motivi di ricorso proposti dalla nonna del piccolo, la quale, in particolare rilevava che a lei e agli altri parenti entro il quarto grado non era stata notificata la sentenza dichiarativa dello stato di adottabilità. Evidenziava inoltre che la Corte di Appello aveva escluso l'interesse del minore a mantenere rapporti con la famiglia di origine ed aveva dichiarato che mancavano figure parentali di riferimento. I giudici di legittimità intervengono sul punto, richiamando la lettera della legge, e in particolare l'art. l'art. 12, l. 184/1983 che limita le categorie delle persone che devono essere sentite nel procedimento per l'accertamento dello stato di abbandono del minore, ai parenti entro il quarto grado che abbiano mantenuto rapporti significativi con lo stesso. Ai medesimi parenti, si aggiunge, in forza del combinato disposto degli artt. 12 e 15 della L. 184/1983, deve essere notificata la sentenza che dichiara lo stato di adottabilità. La Cassazione, con il provvedimento in esame, si conforma al suo costante orientamento secondo il quale la valutazione di idoneità dei parenti all'assistenza del minore non può prescindere dalla considerazione della pregressa condotta degli uni in relazione all'altro (Cass. 9 giugno 2015, n. 11890.) La dichiarazione di adottabilità, secondo consolidata interpretazione, è una misura estrema, che si fonda sull'accertamento dell'irreversibile non recuperabilità della capacità di fornire assistenza morale e materiale al minore, da parte dei genitori e dei “parenti tenuti a provvedervi”. Tali parenti, peraltro, chiarisce la stessa legge, sono tenuti in considerazione solo se hanno mantenuto rapporti significativi con il minore. In tal senso oltre agli articoli 12 e 15, citati, si pone anche l'art. 10, l. 184/1983 che nel richiedere che all'atto dell'apertura del procedimento per l'adottabilità del minore, siano avvertiti i genitori o, in mancanza, i parenti entro il quarto grado precisa che questi devono avere rapporti significativi con il minore. Solo in presenza, pertanto, di una consolidata relazione pregressa il parente va convocato e ascoltato, in quanto, solo in tali casi, può fornire informazioni utili per valutare quale può essere la soluzione migliore per il minore. Il carattere “significativo” dei rapporti, si evidenzia, va peraltro individuato dal punto di vista dell'interesse del minore, dovendo essere escluso quando emerga un atteggiamento dei parenti privo di ogni utile apporto alle esigenze morali e materiali dello stesso, seguito da dichiarazioni di disponibilità che risultino prive di concretezza e di serietà (Cass., 28 febbraio 2022, n 6533). Ne consegue l'irrilevanza dell'audizione del parente che, pur avendo dichiarato la propria disponibilità, non abbia instaurato pregressi rapporti significativi con il minore (Cass., 26 gennaio 2011, n. 1840; Cass., 3 aprile 2023, n 9167). La sussistenza una relazione con il minore, infatti, costituisce un prius, e non un posterius, rispetto all'audizione del parente (Cass., 18 giugno 2018, n. 16062). Nel caso in esame la Cassazione evidenzia che la nonna si è limitata a dedurre la mancata notifica della sentenza di primo grado, senza nulla allegare circa la sussistenza di una consolidata e significativa relazione con il minore, quale fatto che l'avrebbe legittimata a ricevere la notifica. Dalla sentenza impugnata si evince infatti l'insussistenza di tali rapporti. Infine, precisano i giudici, gli accertamenti svolti hanno espressamente escluso l'opportunità di un riavvicinamento fra il minore e la famiglia di origine, rendendo così inapplicabile l'adozione mite (ex art. 44 l. 184/1983), considerata la mancanza di elementi probatori idonei a dimostrare la prevalenza dell'interesse del minore a non recidere il legame con i familiari nel contesto di origine. Osservazioni I parenti entro il quarto grado del minore e in particolare i nonni sono spesso intervenuti al fine di evitare la dichiarazione di adottabilità. Numerosi sono infatti i provvedimenti giurisprudenziali che si occupano di questa figura, spesso così importante nella vita di un bambino. La giurisprudenza ha da tempo posto l'accento “sulla positiva presenza dei nonni, la cui posizione diventa sempre più rilevante nell'ambito della famiglia, non potendo ritenersi privi di tutela vincoli che affondano le loro radici nella tradizione familiare, la quale trova il suo riconoscimento anche nell'articolo 29 della Costituzione” (Cass., 27 marzo 2018, n. 7559, Cass. 14 febbraio 2022, n. 4746). La presenza dei nonni, se seriamente e concretamente disponibili, a prendersi cura del minore, è stata così più volte ritenuta ostativa alla dichiarazione dello stato di abbandono (Cass.14 dicembre 2010, n. 2102). Spesso, peraltro, i nonni pur essendo volenterosi e disponibili a prendersi cura dei nipoti non sono stati ritenuti in grado di occuparsene, per età avanzata o per condizioni di salute precarie, o anche perché non erano intervenuti a tutela dei piccoli di fronte alle carenze dei genitori. La famiglia d'origine del minore va tutelata, come afferma la giurisprudenza, anche in nome del diritto dello stesso all'identità, diritto affermato dalla Convenzione Onu sui diritti dell'infanzia (art. 7-8) e ribadito dall'art. 28 L.184/1983 che consente all'adottato di conoscere le proprie origini. Peraltro, se i nonni, depositari delle tradizioni di famiglia, non hanno, per vari motivi, costruito con il nipote una relazione seria e consolidata, fatta di affetto e vicinanza non ha senso per il minore, chiarisce la giurisprudenza, mantenere un rapporto con la propria famiglia biologica. Quando invece sussistono significative, positive e consolidate relazioni socio-affettive tra il minore e i componenti della famiglia d'origine e la loro interruzione sia tale da poter cagionare allo stesso un pregiudizio, secondo un importante intervento della Corte Costituzionale, il giudice può prevedere, nel preminente interesse del minore, che vengano mantenute talune relazioni socio-affettive con i parenti. Ove infatti sussistano radici affettive profonde con familiari che non possono sopperire allo stato di abbandono, risulta preminente l'interesse dell'adottato a non subire l'ulteriore trauma di una loro rottura e a veder preservata una linea di continuità con il mondo degli affetti, che appartiene alla sua memoria e che costituisce un importante tassello della sua identità (Corte Cost. 28 settembre 2023, n.183; Cass. 16 aprile 2024, n. 10278, Galluzzo, Adozione piena e legami con i genitori d'origine, Galluzzo, in IUS Famiglie, 7 giugno 2024). |