La morte dell'unico difensore quali conseguenze processuali comporta?

La Redazione
23 Giugno 2025

La Corte di cassazione, con la sentenza 12 giugno 2025, n. 15666, ha dato continuità al principio secondo cui la morte dell'unico difensore della parte costituita, che intervenga nel corso del giudizio, determina automaticamente l'interruzione del processo, anche se il giudice e le altre parti non ne abbiano avuto conoscenza.

La vicenda traeva origine dal ricorso per cassazione con cui il ricorrente denunciava violazione dell'art. 301 c.p.c., in relazione agli artt. 24 e 11 Cost., con riferimento all'art. 360, comma 1, n. 4, c.p.c. Evidenziava in fatto che in data 9 ottobre 2020 era venuto a mancare l'unico difensore della parte, che successivamente a quella data, il 3 novembre 2020, la controparte aveva depositato istanza di anticipazione dell'udienza di precisazione delle conclusioni, l'udienza era stata anticipata al 10 marzo 2021 nelle forme della trattazione scritta ma della relativa comunicazione la parte nulla aveva saputo.

Richiamava il principio secondo il quale la morte dell'unico difensore determina automaticamente l'interruzione del processo e la conseguente nullità della sentenza ed evidenziava come anche in concreto fosse stato precluso l'esercizio del diritto di difesa, in quanto la sommaria motivazione della sentenza appariva determinata dalla convinzione di una desistenza del professionista, che invece non vi era stata.

La seconda sezione della Corte ha accolto il ricorso, dando continuità al principio secondo il quale la morte dell'unico difensore della parte costituita, che intervenga nel corso del giudizio, determina automaticamente l'interruzione del processo, anche se il giudice e le altre parti non ne abbiano avuto conoscenza, e preclude ogni ulteriore attività processuale, con la conseguente nullità degli atti successivi e della sentenza eventualmente pronunciata (Cass. civ. n. 28257/2024; Cass. civ. n. 23486/2021Cass. civ. n. 1574/2020).

I giudici hanno inoltre precisato che non rilevava il dato che nella fattispecie il soggetto colpito dall'evento interruttivo avesse la qualità necessaria per difendersi in proprio, perché ciò non incideva sul fatto che egli nel processo non avesse esercitato tale facoltà di difesa personale ex art. 86 c.p.c. e fosse rimasto privo dell'unico difensore a mezzo del quale si era costituito; quindi, anche in tale caso, l'effetto dell'interruzione avrebbe trovato limite soltanto nella previsione dell'art. 299 c.p.c., relativa all'ipotesi in cui coloro ai quali spetta proseguire il processo si costituiscano volontariamente, e cioè per il caso in cui l'avvocato, a seguito della morte del suo difensore, si fosse costituito personalmente o si fosse costituito a mezzo di altro difensore.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.