La sussistenza del danno non patrimoniale, anche se derivante da reato, va sempre allegata e provata dalla parte che ne richiede il risarcimento, non potendo essere ritenuta in re ipsa

La Redazione
17 Giugno 2025

Tizio citava in giudizio Caio al fine di ottenere il risarcimento delle lesioni personali patite in seguito ad una discussione afferente i rapporti di vicinato tra i due, dove veniva consumata un'accesa discussione con esternazione di minacce da parte del convenuto nei riguardi dell'attore.

Si costituiva tempestivamente mediante comparsa di costituzione con domanda riconvenzionale Caio, il quale nel respingere integralmente ogni addebito, formulava domanda riconvenzionale di risarcimento danni nei riguardi dell'attore per i medesimi fatti narrati, a seguito dei quali anche questi formalizzava atto di denuncia-querela verso TIzio.

Ebbene, le posizioni giuridiche soggettive che si assumono reciprocamente lese nella presente vicenda traggono, senza dubbio, origine da fatti di reato consumati da entrambe le parti, in rapporto di reciprocità tra loro, per motivi afferenti le dinamiche di "buon vicinato".

In tema di danno da fatto illecito, il risarcimento non può mai essere ritenuto in re ipsa, anche nel caso in cui la condotta integri gli estremi del reato, in quanto la sussistenza del danno non patrimoniale va sempre debitamente allegata e provata da chi lo invoca, anche attraverso presunzioni semplici.

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