Querela di falso incidentale avverso il mandato alle liti e possibilità di sanatoria del relativo vizio
16 Giugno 2025
Massima Qualora sia proposta querela di falso incidentale avverso la sottoscrizione apposta in calce alla procura rilasciata per l'introduzione del giudizio, la mancanza di un'inequivoca manifestazione della volontà di avvalersi del mandato conferito implica che il documento non sia utilizzabile, come previsto dall'art. 222 c.p.c.; ne consegue che la procura originaria non può essere considerata utilizzabile e, dunque, che il mandato alle liti va considerato come mai rilasciato, quale vizio non sanabile in forza della formulazione dell'art. 182 c.p.c. antecedente alla c.d. riforma Cartabia. Il caso Su istanza della società Alfa il Tribunale di Viterbo emetteva decreto ingiuntivo in favore di Tizio, in relazione ai miglioramenti fondiari asseritamente apportati nell'ambito di contratto agrario tra le parti. Avverso il predetto decreto ingiuntivo proponevano opposizione gli aventi causa di Tizio. La società opposta, nel costituirsi in giudizio, oltre a richiedere la conferma del decreto ingiuntivo e il rigetto delle avversarie istanze, deduceva, con querela di falso incidentale, la falsità della sottoscrizione di uno degli opponenti (Caia) apposta alla procura ad litem accedente all'atto di opposizione. A fronte di tale eccezione, l'opponente Caia depositava una nuova e diversa procura, recante data successiva all'introduzione del giudizio. Il Tribunale di Viterbo, a definizione del giudizio di primo grado, revocava il decreto ingiuntivo opposto e riteneva sanato l'originario difetto di procura in forza della successiva produzione documentale della parte interessata, ritenendo l'art. 182 c.p.c. applicabile anche all'ipotesi di eventuale falsità del mandato alle liti. Avverso tale sentenza proponeva appello la società Alfa, deducendo l'inesistenza della procura ad litem dell'opponente Caia, con conseguente definitività, nei confronti di quest'ultima, del decreto ingiuntivo opposto, stante la mancanza di una valida opposizione. La Corte d'Appello di Roma - Sezione Specializzata agraria respingeva l'impugnazione e confermava la pronuncia di primo grado, osservando, per quanto qui rileva, che «il Tribunale, nell'applicare l'art. 182 c.p.c. (…) ha ritenuto sanabile ogni vizio della procura alle liti, senza potersi espungere l'ipotesi della falsità e con la sola eccezione del caso in cui il rilascio della procura ovvero il suo deposito è previsto a pena di inammissibilità e/o improcedibilità, quale la procura speciale nel ricorso in cassazione. La decisione è in linea con l'orientamento più recente della Suprema Corte (cfr. sent. n. 23958/2020; 10885/2018), che questo collegio condivide, secondo cui l'art. 182 c.p.c. prevede la sanatoria dei vizi della procura, attraverso l'assegnazione di un termine per regolarizzarla, come è avvenuto nella fattispecie, anche quando la procura sia del tutto mancante, consentendosene il suo successivo conferimento. In ogni caso, all'udienza del 12.05.2017, Caia ha confermato l'autenticità della firma, apposta in calce alla procura allegata all'atto di opposizione, anche se non ha espresso alcuna volontà in merito al suo utilizzo. Di conseguenza, non era tenuta ad attivarsi immediatamente per la regolarizzazione: il giudice ha dato rilievo all'assenza di una dichiarazione espressa di volersi avvalere della procura e, a fronte della proposizione della querela di falso, ha concesso il termine perentorio previsto dal citato art. 182 c.p.c. In altri termini, non è stata accertata alcuna falsità e la procura in rinnovazione produce effetti ex tunc». La questione La sentenza era impugnata dalla Società Alfa mediante ricorso per Cassazione, affidato a quattro motivi. In particolare, col primo e col secondo motivo la ricorrente deduceva la violazione dell'art. 182 c.p.c., per «inesistenza e insanabilità della procura alla lite (già oggetto di istanza di querela di falso) della quale la parte ha dichiarato di non volersi avvalere», nonché la violazione degli artt. 125 c.p.c., 221 c.p.c. e 182 c.p.c.. in quanto la procura alla lite in sanatoria poteva essere conferita con effetti retroattivi «solo nei limiti stabiliti dall'art. 125 c.p.c.». Le soluzioni giuridiche I predetti motivi erano giudicati fondati dalla Suprema Corte, che annullava con rinvio la sentenza impugnata. I giudici di legittimità, in particolare, premesso che nel processo di primo grado, a fronte della querela di falso proposta dall'opposta, l'opponente non aveva fatto espressa dichiarazione di volersene avvalere, producendo, anzi, altro mandato conferito successivamente, osservavano che tale condotta processuale aveva privato di efficacia e reso giuridicamente inutilizzabile l'originario mandato alle liti, indipendentemente da qualsiasi accertamento di falsità. Osserva, infatti, la Corte che «qualora sia proposta querela di falso incidentale avverso la sottoscrizione apposta in calce alla procura rilasciata per l'introduzione del giudizio, la mancanza di un'inequivoca manifestazione della volontà di avvalersi del mandato conferito implica che il documento non sia utilizzabile, come previsto dall'art. 222 c.p.c.; ne consegue che la procura originaria non poteva essere considerata utilizzabile e, dunque, che il mandato alle liti andava considerato come mai rilasciato». La sentenza impugnata era giudicata non corretta anche nella parte in cui aveva ritenuto l'art. 182 c.p.c. nella formulazione ratione temporis applicabile al giudizio suscettibile di sanare qualsivoglia vizio della procura, anche la sua totale mancanza ab origine, trattandosi di principio non conforme a quanto affermato dalle Sezioni Unite con la sentenza n. 37434/2022 (Cass. civ., sez. un., sent., 21 dicembre 2022, n. 37434), secondo cui «l'art. 182, comma 2, c.p.c., nella formulazione introdotta dall'art. 46, comma 2, della legge n. 69/2009, non consente di sanare l'inesistenza o la mancanza in atti della procura alla lite», a differenza di quanto accade nel testo novellato dal d.lgs. n. 149 del 2022, ove si è espressamente esteso il fenomeno giuridico della sanatoria anche alla fattispecie dell'inesistenza. L'originario mandato alle liti sottoscritto da Caia andava, quindi, considerato come mai rilasciato e il relativo vizio non sanabile con effetto ex tunc. Osservazioni L'autografia della sottoscrizione apposta dalla parte sul mandato alle liti apposto in calce o a margine di un atto processuale ovvero su foglio separato materialmente congiunto ad esso, in quanto attestata dal difensore nell'espletamento della funzione sostanzialmente pubblicistica demandatagli dall'art. 83, comma 3, c.p.c. è contestabile solo con lo strumento della querela di falso (Cass. civ., sez. III, ord., 5 luglio 2024, n. 18381; Cass. civ., sez. III, ord., 14 ottobre 2021, n. 28004). Ne consegue che qualora la querela di falso sia proposta in via incidentale nell'ambito dello stesso giudizio in cui la procura alle liti è prodotta il giudice, ai sensi dell'art. 222 c.p.c., deve interpellare la parte che l'ha prodotta circa la volontà di avvalersene nel processo. Se la risposta è negativa, per come chiarito dalla stessa norma, il documento non è utilizzabile in causa; se la risposta è affermativa, il giudice, ove ritenga il documento rilevante, autorizza la presentazione della querela di falso nella stessa udienza o in una successiva; ammette i mezzi istruttori che ritiene idonei, e dispone i modi e i termini della loro assunzione. Nella vicenda all'esame della Suprema Corte, a fronte della proposizione della querela di falso in via incidentale da parte dell'opposta, l'opponente non aveva espressamente manifestato la volontà di avvalersi di quel documento, rendendo, anzi, implicito interpello negativo nella misura in cui in giudizio era stata prodotta nuova procura alle liti, recante data successiva a quella accedente all'atto introduttivo. Il giudice di merito, quindi, non avrebbe potuto considerare utilizzabile l'originario mandato alle liti. Tale conclusione impone la disamina dell'ulteriore questione della sanabilità del vizio consistente nell'originaria mancanza della procura alle liti. Ai sensi, infatti, dell'art. 182 c.p.c. nella formulazione applicabile alla controversia all'esame della Suprema Corte nella sentenza in commento (e, quindi, antecedente alle modifiche apportate dal d.lgs. n. 149/2022) «quando rileva un difetto di rappresentanza, di assistenza o di autorizzazione ovvero un vizio che determina la nullità della procura al difensore, il giudice assegna alle parti un termine perentorio per la costituzione della persona alla quale spetta la rappresentanza o l'assistenza, per il rilascio delle necessarie autorizzazioni, ovvero per il rilascio della procura alle liti o per la rinnovazione della stessa». Sulla portata applicativa di tale norma si era creato in giurisprudenza un conflitto interpretativo. A fronte, infatti, di un primo e più estensivo orientamento in forza del quale l'assegnazione del termine da parte del giudice avrebbe dovuto avere luogo non solo nel caso di procura alle liti affetta da vizi importanti la nullità, ma anche nell'ipotesi di procura giuridicamente inesistente o, comunque, non in atti, dovendosi dare utilità alla scelta legislativa di avere previsto l'assegnazione di un termine oltre che per la "rinnovazione”, anche per il "rilascio" della procura(Cass. civ., sez. II, ord., 7 maggio 2018, n. 10885; Cass. civ., sez. III, 22 maggio 2014, n. 11359), vi era un secondo e più restrittivo indirizzo ermeneutico diretto a negare che la parte potesse ovviare, con effetto sanante “ex tunc”, alla mancanza ab origine della procura, sempre sulla base di un argomento di carattere letterale, ma opposto al primo, osservandosi che, facendo la norma riferimento a vizi determinanti “la nullità” della procura al difensore, necessaria doveva considerarsi, a fini di sanatoria, l'esistenza in atti della procura medesima (Cass. civ., sez. II, ord., 7 maggio 2018, n. 10885; Cass. civ., sez. III, sent., 22 maggio 2014, n. 11359). Il conflitto è stato, infine, risolto dalle Sezioni Unite con la sentenza 21 dicembre 2022, n. 37434 e, per i giudizi introdotti successivamente al 28.2.2024, dal legislatore, il quale, con la modifica dell'art. 182 c.p.c., ha espressamente incluso nella facoltà di sanatoria anche la “mancanza” della procura alle liti. Anche sulla base del nuovo argomento di carattere testuale ricavabile “a contrario” dalla novella legislativa, le Sezioni Unite hanno definitivamente chiarito che l'art. 182, comma 2, c.p.c., nella formulazione introdotta dall'art. 46, comma 2, della legge n. 69/2009 e antecedente alla riforma c.d. Cartabia, non consente di “sanare” l'inesistenza o la mancanza in atti della procura alle liti, riferendosi la norma, nella sua formulazione testuale, ai soli vizi importanti “nullità” della procura, necessariamente esistente, quindi, al momento dell'introduzione del giudizio, benché invalida. Poiché, quindi, nella vicenda all'esame della Suprema Corte nella sentenza in commento la procura alle liti, in forza di querela di falso a cui non faceva seguito la dichiarazione della parte di volersi avvalere del documento che ne formava oggetto, doveva considerarsi come ab origine inesistente, il vizio conseguente non poteva considerarsi sanabile con la concessione di un termine per la produzione ex art. 182 c.p.c. ovvero con la spontanea produzione, da parte dell'interessato, di nuova procura alle liti, con conseguente inammissibilità dell'opposizione a decreto ingiuntivo interposta. E' solo il caso di osservare che ove la medesima vicenda avesse riguardato non l'atto introduttivo del giudizio, bensì la comparsa di costituzione, il principio interpretativo sarebbe rimasto il medesimo (non essendo possibile la sanatoria con effetto ex tunc del vizio consistente nella mancanza materiale o giuridica inesistenza della procura alle liti), ma l'inammissibilità avrebbe riguardato la sola posizione soggettiva della parte invalidamente costituita, proseguendo, quindi, il giudizio o nella contumacia del convenuto, ovvero, in caso di rilascio di nuova procura, con un effetto ex nunc della nuova costituzione, ferme le decadenze già maturate. Riferimenti Sulla necessità di proporre querela di falso al fine di contestare l'autografia della sottoscrizione presente nella procura alle liti si veda: Cass. civ., sez. III, ord., 5 luglio 2024, n. 18381, nonché Cass. civ., sez. III, ord., 14 ottobre 2021, n. 28004. Sul campo di applicazione dell'art. 182 c.p.c. nella formulazione antecedente alla riforma di cui al d.lgs. n. 149/2022 si veda: Cass. civ., sez. un., sent., 21 dicembre 2022, n. 37434. |