Mutamento della domanda nel rito semplificato di cognizione

La Redazione
17 Giugno 2025

Con la sentenza del 22 maggio 2025, n. 4178, il Tribunale di Milano ha dichiarato inammissibile la mutatio libelli posta in essere dal ricorrente, in quanto operata in violazione della disciplina processuale di cui all'art. 281-duodecies, comma 4, c.p.c.

La mutatio libelli operata dal ricorrente è inammissibile, in quanto operata in violazione della disciplina processuale di cui all'art. 281-duodecies, comma 4, c.p.c. Si reputa difatti che tale mutatio libelli poteva al più essere operata dal ricorrente alla prima udienza, o quale extrema ratio, con la scadenza del primo termine ex art. 281-duodecies c.p.c., ove il ricorrente ne avesse chiesto l'assegnazione, ma non già all'udienza di precisazione delle conclusioni, dedicata alla fase conclusiva e decisionale del processo.

Diversamente ragionando, infatti, si determinerebbe un gravissimo ed inaccettabile vulnus al diritto del contraddittorio delle controparti, che non potrebbero più difendersi e svolgere prove rispetto a tale mutatio. La soluzione di rimettere in termini le controparti per svolgere le loro difese, a sua volta, comporterebbe la regressione del processo, che è un effetto incompatibile con il principio - di rilevanza costituzionale - della ragionevole durata del processo, anche rafforzato dai principi di speditezza e concentrazione posti dall'art. 1 della legge n. 206/2021, c.d. Legge Delega Cartabia.

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