L’assicurato che subisce lesioni personali da trasportato a seguito di un sinistro avvenuto sul mezzo a lui intestato può chiedere il risarcimento del danno al proprio assicuratore?
16 Giugno 2025
Massima In caso di azione promossa dall'assicurato proprietario del veicolo, che sia vittima dell'incidente in quanto terzo trasportato, nei confronti del proprio assicuratore, laddove è impugnata la sentenza di primo grado, che ha escluso l'applicazione dell'art. 141 cod. ass., anche in relazione alla mancata applicazione dell'art. 144 cod. ass., rientra nel potere del giudice di appello, laddove ne siano dedotti i fatti costitutivi, la verifica della qualificazione della domanda secondo la prospettazione dell'appellante ovvero, ritenuta non legittima tale qualificazione, il ricorso alle norme generali sul risarcimento del danno. In tema di assicurazione della responsabilità civile derivante dalla circolazione di autoveicoli, l'interpretazione conforme al diritto dell'Unione Europea dell'art. 144 del d.lgs. n. 209 del 2005 impone di riconoscere, in favore dell'assicurato proprietario del veicolo che in quanto terzo trasportato sia vittima dell'incidente, il risarcimento del danno a carico del proprio assicuratore, non potendo la sua posizione, ai fini della copertura assicurativa disciplinata dalla citata disposizione, distinguersi da quella di qualsiasi altro passeggero vittima dell'incidente. Il caso Un uomo, trasportato sul motoveicolo di sua proprietà, subisce lesioni personali a seguito della caduta del mezzo causata dalla perdita di controllo da parte del conducente. Il leso agisce in giudizio nei confronti della sola impresa di assicurazione del motoveicolo ospitante al fine di ottenere il risarcimento dei danni subiti. L'impresa di assicurazione si costituisce e contesta sia la dinamica del sinistro che la qualità di "terzo trasportato" del leso. Il Giudice di Pace dichiara improponibile la domanda in quanto la caduta è avvenuta per caso fortuito (presenza di terriccio) e non per colpa del conducente, con conseguente inapplicabilità dell'art. 141 cod. ass. Il leso propone appello avverso detta sentenza affidato a due motivi. Con il primo motivo contesta l'applicazione dell'art. 141 cod. ass. e sostiene che la domanda doveva essere qualificata ai sensi dell'art. 144 cod. ass. (azione diretta del danneggiato nei confronti dell'impresa di assicurazione del responsabile civile). Con il secondo contesta la presenza del caso fortuito. L'impresa di assicurazione si costituisce e:
Il Tribunale di Catania con sentenza 3/2/2021 n. 548:
Il Tribunale, in particolare, ritiene che:
Il leso propone ricorso per cassazione avverso detta sentenza affidato a quattro motivi. Con il primo motivo lamenta “nullità della sentenza per violazione del giudicato interno di cui agli artt. 112,115 c.p.c. sotto il profilo dell'art. 360 comma 1 n. 4 c.p.c.”. Il ricorrente, con tale motivo, sostanzialmente lamenta che:
Con il secondo motivo lamenta “violazione dell'art. 112 c.p.c. per falsa ed errata qualificazione dell'azione di cui all'art. 144 CdA in relazione all'art. 360 n. 4 c.p.c.”. Il ricorrente, con tale motivo, sostanzialmente censura la sentenza per aver:
Con il terzo motivo lamenta “nullità della sentenza per violazione dell'art. 132 comma 1 n. 4 c.p.c. in uno all'art. 111 Cost., sotto il profilo dell'art. 360 n. 4 c.p.c. in merito all'errata qualificazione dell'azione. Nullità della sentenza per manifesta illogicità e contraddittorietà della motivazione in merito alla qualificazione dell'azione”. Il ricorrente, con tale motivo, sostanzialmente lamenta la contraddittorietà della motivazione della sentenza per aver qualificato l'azione ai sensi dell'art. 141 cod. ass. contraddicendo palesemente le premesse del ragionamento. Con il quarto motivo lamenta “violazione degli artt. 141 e 144 CdA della Direttiva del Consiglio 30.12.1983, 84/5/CEE e Direttiva Consiglio 14 maggio 1990 sotto il profilo dell'art. 360 n. 3 c.p.c. con particolare riguardo al principio "vulneratus ante omnia reficiendus". L'impresa di assicurazione non si costituisce e rimane intimata. La Suprema Corte con la decisione in commento (Cass. 7/2/2025 n. 3078):
Le questioni Le questioni giuridiche affrontate dal giudice di legittimità sono due. La prima è relativa a quali siano i poteri del giudice di appello in ordine alla qualificazione della domanda dell’appellante nel caso in cui ne siano dedotti i fatti costitutivi. La seconda è relativa a quale sia la tutela dell’assicurato proprietario del veicolo che abbia subito lesioni personali quale trasportato sullo stesso mezzo a seguito di un sinistro stradale. Le soluzioni giuridiche La Suprema Corte - dopo aver ritenuto inammissibile e in ogni caso infondato il primo motivo di ricorso - ritiene fondati i restanti motivi. La Suprema Corte, allo specifico riguardo, rileva che il Tribunale:
La Suprema Corte, pertanto:
La Suprema Corte, pertanto, alla luce di tali principi accoglie il secondo, terzo e quarto motivo di ricorso e cassa con rinvio la sentenza impugnata. Osservazioni La decisione della Suprema Corte appare senz'altro corretta. Queste le ragioni. La prima parte della decisione - relativa alla qualificazione della domanda - è corretta sia nella parte in cui ha ritenuto, seppur solo implicitamente, ammissibile la doglianza, sia nella parte in cui l'ha ritenuta fondata. La rilevazione e interpretazione del contenuto della domanda, infatti, è attività riservata al Giudice di merito ed è insindacabile in sede di legittimità se non in alcuni ridotti limiti, tra cui rientra l'ipotesi, che ricorre nel caso in esame, in cui l'errore sia lamentato come un vizio di nullità processuale, ex art. 360, comma 1, n. 4, c.p.c., per la difformità dell'attività del Giudice dal paradigma della norma processuale violata (Cass. 10/11/2021 n. 33094; Cass. 11/12/2020 n. 28295; Cass. 10/6/2020 n. 11103; Cass. 27/11/2018 n. 30601). Per il resto essa è perfettamente in linea con quanto affermato dalla Consulta e dalla giurisprudenza di legittimità anche nel suo massimo consesso. La Consulta, infatti, in più occasioni:
Le Sezioni Unite, a loro volta, proprio di recente hanno affermato che tale lettura auspicata dalla Consulta consente di ritenere che “la previsione dell'art. 141 cod. ass. non esaurisce la tutela del terzo trasportato, ma costituisce uno strumento eventuale e alternativo rispetto alle tradizionali azioni già previste dall'ordinamento in favore del passeggero danneggiato, ossia l'azione ex artt. 2043 e 2054 c.c., concorrente con quella ex art. 1681 c.c., nel caso di trasporto avvenuto in base a titolo contrattuale…e quella prevista dall'art. 144 cod. ass. (già riconosciuta dalla L. n. 990 del 1969, art. 18) nei confronti dell'impresa assicuratrice del responsabile civile” (Sez. Un. 30/11/2022 n. 35318). Le Sezioni Unite, pertanto, ne hanno tratto il conseguente corollario secondo cui il trasportato può:
(-) nei confronti di una sola impresa di assicurazione, beneficiando del massimale di polizza invece che di quello minimo legale, ma esponendosi al rischio che venga dimostrata la responsabilità d'un terzo nella causazione del sinistro; (-) nei confronti di tutte le imprese di assicurazione dei veicoli coinvolti, beneficiando dei massimali di polizza invece che di quello minimo legale, ma dovendo sopportare l'allungamento dei tempi processuali conseguente alla necessità di accertamento delle responsabilità.
Le Sezioni Unite - certamente preoccupate delle conseguenze dei principi da esse affermati - hanno ricordato espressamente a tutti gli operatori (giudici di merito in testa) che:
Nel caso in esame:
La seconda parte della decisione - relativa alla tutela dell'assicurato proprietario del veicolo che abbia subito lesioni personali quale trasportato sullo stesso mezzo a seguito di un sinistro stradale - merita un approfondimento, non fatto dalla Suprema Corte, che deve necessariamente prendere le mosse dalla posizione assicurativa dei terzi trasportati su veicoli a motore che è stata oggetto di una lunga e intricata evoluzione normativa, nazionale ed eurounitaria. L'art. 4 L. 24/12/1969 n. 990, nel testo originario, escludeva dai benefici assicurativi molte categorie di persone: gli assicurati (e quindi conducente e proprietario), i loro coniugi, parenti e affini sino al terzo grado, i trasportati (a meno che non si trattasse di persone trasportate su veicoli destinati a uso pubblico, su autobus destinati a uso privato, su veicoli a uso privato da noleggiare con conducente, ovvero su veicoli destinati al trasporto di cose che fossero stati eccezionalmente autorizzati al trasporto di persone) e i soci illimitatamente responsabili, ove l'assicurato fosse una società. L'art. 1, comma 4, D.L. 23/12/1976 n. 857, successivamente, ha modificato gli art. 1 e 4, lett. c, L. 24/12/1969 n. 990 e ha esteso espressamente i benefici assicurativi a qualunque persona trasportata a qualunque titolo:
L'art. 3 della seconda direttiva del Consiglio CEE del 29/12/1983 n. 5/84, successivamente, ha sancito che “i membri della famiglia dell'assicurato, del conducente e di qualsiasi altra persona la cui responsabilità civile sia sorta a causa di un sinistro e sia coperta dall'assicurazione di cui all'art. 1, paragrafo 1, non possono essere esclusi, a motivo del legame di parentela, dal beneficio dell'assicurazione per quanto riguarda i danni alle persone”. Il legislatore italiano ha ignorato completamente tale direttiva e così la Consulta, successivamente, è intervenuta in argomento e ha dichiarato l'illegittimità costituzionale della disposizione di cui all'art. 4, lett. b), L. 24/12/1969 n. 990, nella parte in cui esclude dai benefici dell'assicurazione obbligatoria, per i danni alle persone, il coniuge, gli ascendenti e discendenti legittimi, naturali o adottivi delle persone indicate nella precedente lett. a) - e cioè degli assicurati - nonché gli affiliati e gli altri parenti e affini fino al terzo grado delle medesime, se conviventi con esse o a loro carico (Corte Cost. 2/5/91 n. 188). L'art. 1, comma 1, della terza direttiva del Consiglio 14/5/1990 n. 90/232/Cee, nelle more, ha sancito che “Fatto salvo l'articolo 2, paragrafo 1, secondo comma della direttiva 84/5/CEE, l'assicurazione di cui all'articolo 3, paragrafo 1 della direttiva 72/166/CEE copre la responsabilità per i danni alla persona di qualsiasi passeggero, diverso dal conducente, derivanti dall'uso del veicolo”. L'art. 28 L. 19/2/1992 n. 142, in attuazione dell'art. 1 della terza direttiva del Consiglio 14/5/1990 n. 90/232/Cee, successivamente, ha abolito qualsiasi restrizione per i terzi trasportati stabilendo che “non è considerato terzo e non ha diritto ai benefìci derivanti dal contratto di assicurazione obbligatoria stipulato a norma della presente legge il solo conducente del veicolo responsabile del sinistro”. L'art. 4 L. 24/12/1969 n. 990, nel testo definitivo come modificato dal richiamato art. 28 L. 19/2/92 n. 142, ha disposto che “non è considerato terzo e non ha diritto ai benefici derivanti dal contratto di assicurazione obbligatoria…il solo conducente del veicolo responsabile del sinistro”. Questa lunga evoluzione normativa relativa alla tutela dei terzi trasportati su veicoli a motore è stata recepita in toto dal D.lgs. 7/9/2005 n. 209 (Codice delle Assicurazioni private) e ulteriormente rafforzata. L'art. 129, commi 1 e 2, cod. ass., infatti, dispone: “1. Non è considerato terzo e non ha diritto ai benefici derivanti dal contratto di assicurazione obbligatoria il solo conducente del veicolo responsabile del sinistro . 2. Ferme restando la disposizione di cui all'articolo 122, comma 2, e quella di cui al comma 1 del presente articolo, non sono inoltre considerati terzi e non hanno diritto ai benefici derivanti dai contratti di assicurazione obbligatoria, limitatamente ai danni alle cose : a) i soggetti di cui all'articolo 2054, terzo comma, del codice civile ed all'articolo 91, comma 2, del codice della strada…”. Tale norma, pertanto, prevede espressamente che:
Tale previsione normativa costituisce corollario del principio generale, sotteso all'intera materia della responsabilità civile, che esclude in radice che l'autore dell'illecito possa conseguire il risarcimento del danno che egli stesso si è provocato, ossia che possa considerarsi danno risarcibile quello che taluno procura a sé stesso. Tale principio generale è scolpito nell'art. 2043 c.c. ed è stato ribadito dalla normativa eurounitaria e in particolare:
(-) al 16° considerando che “i danni alle persone e alle cose subiti da pedoni, ciclisti e altri utenti non motorizzati della strada che costituiscono di solito la parte più debole in un sinistro dovrebbero essere coperti dall'assicurazione obbligatoria del veicolo coinvolto nel sinistro, se hanno diritto alla riparazione del danno conformemente alla legislazione civile nazionale. Tale disposizione fa salva la responsabilità civile o il livello del risarcimento per danni in uno specifico incidente, secondo la pertinente legislazione nazionale”; (-) all'art. 4 che “l'assicurazione di cui all'articolo 3, paragrafo 1, della direttiva 72/166/CEE copre i danni alle persone e i danni alle cose subiti da pedoni, ciclisti e altri utenti non motorizzati della strada che, in conseguenza di un incidente nel quale sia stato coinvolto un veicolo, hanno diritto alla riparazione del danno conformemente alla legislazione civile nazionale. Il presente articolo lascia impregiudicata sia la responsabilità civile, sia l'importo dei danni”;
(-) al 22° considerando che “i danni alle persone e alle cose subiti da pedoni, ciclisti e altri utenti non motorizzati della strada che costituiscono di solito la parte più debole in un sinistro dovrebbero essere coperti dall'assicurazione obbligatoria del veicolo coinvolto nel sinistro, se hanno diritto al risarcimento conformemente alla legislazione civile nazionale. Tale disposizione fa salva la responsabilità civile o il livello del risarcimento per danni in uno specifico incidente secondo la legislazione nazionale”; (-) all'art. 12, comma 1, che “l'assicurazione di cui all'articolo 3 copre la responsabilità per i danni alla persona di qualsiasi passeggero, diverso dal conducente, derivanti dall'uso del veicolo”; (-) all'art. 12, comma 3, che “l'assicurazione di cui all'articolo 3 copre i danni alle persone e i danni alle cose subiti da pedoni, ciclisti e altri utenti non motorizzati della strada che, in conseguenza di un incidente nel quale sia stato coinvolto un veicolo, hanno diritto al risarcimento del danno conformemente alla legislazione civile nazionale. Il presente articolo lascia impregiudicata sia la responsabilità civile sia l'importo dei danni”;
(-) al 1° considerando che “l'azione dell'Unione nel settore del trasporto con autobus dovrebbe mirare, tra l'altro, a garantire un livello elevato di protezione dei passeggeri, comparabile a quello offerto da altri modi di trasporto, qualunque sia la loro destinazione. Occorre inoltre tenere in debita considerazione le esigenze relative alla protezione dei consumatori in generale”; (-) al 2° considerando che “dal momento che il passeggero che viaggia con autobus è la parte più debole nel contratto di trasporto, è opportuno garantirgli un livello minimo di protezione”; (-) al 4° considerando che “i passeggeri e, come minimo, le persone verso le quali il passeggero, in virtù delle disposizioni di legge, aveva o avrebbe avuto un'obbligazione alimentare dovrebbero essere tutelati adeguatamente in caso d'incidente derivante dall'utilizzo di autobus, tenendo conto della direttiva 2009/103/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 settembre 2009, concernente l'assicurazione della responsabilità civile risultante dalla circolazione di autoveicoli e il controllo dell'obbligo di assicurare tale responsabilità”; (-) all'art. 7, comma 1, che “i passeggeri hanno diritto, secondo la legislazione nazionale applicabile, a un risarcimento per il decesso, comprese spese ragionevoli per le esequie, o le lesioni personali nonché per la perdita o il danneggiamento del bagaglio dovuti a un incidente derivante dall'utilizzo di autobus. In caso di decesso di un passeggero, tale diritto si applica come minimo alle persone verso le quali il passeggero, in virtù delle disposizioni di legge, aveva o avrebbe avuto un'obbligazione alimentare”. La giurisprudenza eurounitaria, in più occasioni, nell'interpretare le norme delle varie direttive del Parlamento europeo e del Consiglio che si sono succedute nel tempo, ha ritenuto che in ambito di R.C. auto debba sempre essere garantito un risarcimento alle vittime, in genere alle persone trasportate, in particolare. Tale giurisprudenza, infatti:
(-) “L'articolo 3, primo comma, e l'articolo 13, paragrafo 1, della direttiva 2009/103/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 settembre 2009, concernente l'assicurazione della responsabilità civile risultante dalla circolazione di autoveicoli e il controllo dell'obbligo di assicurare tale responsabilità…ostano a una normativa nazionale che consente, da un lato, di opporre al passeggero di un veicolo coinvolto in un incidente stradale, che è vittima di tale incidente, qualora quest'ultimo sia anche il contraente dell'assicurazione, la nullità del contratto di assicurazione della responsabilità civile auto risultante da una falsa dichiarazione di tale contraente, resa al momento della conclusione di detto contratto, in merito all'identità del conducente abituale del veicolo di cui trattasi e, dall'altro, all'assicuratore, nell'ipotesi in cui una siffatta nullità sia effettivamente inopponibile a un tale «passeggero vittima», di ottenere il rimborso della totalità delle somme che egli ha versato a tale passeggero in esecuzione del contratto di assicurazione mediante un ricorso proposto contro quest'ultimo, fondato sul comportamento doloso dallo stesso tenuto al momento della conclusione di tale contratto, dal momento che un siffatto rimborso porterebbe a privare di ogni effetto utile le disposizioni di tale direttiva, limitando in modo sproporzionato il diritto della vittima di ottenere un risarcimento da parte dell'assicurazione obbligatoria della responsabilità civile risultante dalla circolazione di autoveicoli” (Corte GUE 19/9/2024, in causa C-236/23, Mutuelle assurance); (-) “le norme comunitarie che disciplinano la assicurazione obbligatoria della r.c. auto, devono essere interpretate nel senso che esse ostano ad una normativa nazionale che produca lo effetto di escludere in modo automatico l'obbligo in capo allo assicuratore di risarcire la vittima di un incidente stradale qualora tale incidente sia stato causato da un conducente non coperto dalla polizza assicurativa e la suddetta vittima, passeggero del veicolo al tempo dello incidente, fosse assicurata per la guida di tale veicolo e avesse dato a tale conducente il permesso di guidarlo, a nulla rilevando che essa sapesse o meno che la persona da lei autorizzata a guidare il veicolo non era assicurata” (Corte GUE 1/12/2011, in causa C-442/10, Churchill; conf. Corte GUE 17/3/2011, in causa C-484/09, Carvalho Ferreira Santos; Corte GUE 28/3/1996, in causa C-129/94, Ruiz Bernàldez); (-) le norme eurounitarie vanno interpretate “nel senso che osta ad una normativa nazionale ai sensi della quale l'assicurazione obbligatoria della responsabilità civile per gli autoveicoli non copre la responsabilità dei danni fisici causati alle persone che viaggiano in una parte di un autoveicolo non progettata né costruita con sedili per passeggeri” (Corte GUE 19/4/2007, in causa C-356/03, Farrell); (-) l'obiettivo della normativa comunitaria “consiste nel garantire che l'assicurazione obbligatoria per gli autoveicoli debba consentire a tutti i passeggeri vittime di un incidente causato da un veicolo di essere risarciti dei danni subiti”, di talché le norme interne dei singoli Stati “non possono privare le dette disposizioni del loro effetto utile”, ciò che si verificherebbe se una normativa nazionale “negasse al passeggero il diritto al risarcimento da parte dell'assicurazione obbligatoria per gli autoveicoli, ovvero limitasse tale diritto in misura sproporzionata, esclusivamente sulla base della corresponsabilità del passeggero stesso nella realizzazione del danno”, essendo, in particolare, “irrilevante il fatto che il passeggero interessato sia il proprietario dei veicolo il conducente del quale abbia causato l'incidente”, atteso che la finalità di tutela delle vittime impone “che la posizione giuridica del proprietario del veicolo che si trovava a bordo del medesimo al momento del sinistro, non come conducente, bensì come passeggero, sia assimilata a quella di qualsiasi altro passeggero vittima dell'incidente” e pertanto le norme eurounitarie che disciplinano l'assicurazione obbligatoria della R.C. auto “ostano ad una normativa nazionale che consenta di negare ovvero di limitare in misura sproporzionata, in considerazione della corresponsabilità del passeggero nella causazione del danno subito, il risarcimento a carico dell'assicurazione obbligatoria degli autoveicoli” (Corte GUE 30/6/2005, in causa C-537/03, Candolin; conf. Corte GUE 9/6/2011, in causa C-409/09, Lavrador). La giurisprudenza di legittimità, a sua volta, in tema di interpretazione delle norme in materia di assicurazione obbligatoria di veicoli a motore ha autorevolmente, costantemente e condivisibilmente ritenuto che “le norme in tema di assicurazione della r.c.a., in caso di dubbio, vanno interpretate in modo da favorire il pieno risarcimento della vittima, piuttosto che in modo contrario (così sono stati interpretati, da questa Corte e dalla Corte di giustizia dell'Unione Europea, il XII, XIII e XIV Considerando della Direttiva 2009/103/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio, del 16 settembre 2009, in tema di assicurazione r.c.a.” (Cass. 27/8/2020 n. 17893; conf. Cass. 24/9/2019 n. 23621; Cass. 18/11/2014 n. 24469; Cass. 30/8/2013 n. 19963). La giurisprudenza di legittimità, ancora, in tema di tutela della vittima trasportata su veicoli a motore, quale ne sia la veste e la qualità e, quindi, anche se proprietaria dello stesso mezzo, molto più ricca di quella indicata dalla Suprema Corte nella decisione in commento, ha autorevolmente, costantemente e condivisibilmente ritenuto che:
Deve ritenersi, pertanto, che la Suprema Corte - in base a una corretta interpretazione della normativa nazionale (anche se non indicata) ed eurounitaria - ha correttamente e condivisibilmente confermato il suo orientamento e quello della giurisprudenza eurounitaria che impone di riconoscere, in favore dell'assicurato proprietario del veicolo che in quanto terzo trasportato sia vittima dell'incidente, il risarcimento del danno a carico del proprio assicuratore, non potendo la sua posizione, ai fini della copertura assicurativa, distinguersi da quella di qualsiasi altro passeggero vittima dell'incidente. |