Le notificazioni nei confronti della persona sottoposta all’amministrazione di sostegno
29 Maggio 2025
Massima La disposizione dell'art. 166 c.p.p. a tenore della quale ove l'imputato sia interdetto o si trovi nelle condizioni previste dall'art. 71, comma 1, c.p.p., e cioè si trovi in condizioni di infermità mentali tali da impedirne la cosciente partecipazione al procedimento e tale stato sia reversibile, le notificazioni si eseguono, oltre che nelle forme previste dagli artt. 148-165 c.p.p., anche presso il tutore e presso il curatore speciale nominato con l'ordinanza di sospensione del procedimento, deve ritenersi estesa al soggetto sottoposto ad amministrazione di sostegno a condizione che lo stato mentale dello stesso sia tale da compromettere effettivamente la sua piena e consapevole partecipazione al processo. Qualora le condizioni che hanno determinato la nomina in favore del ricorrente di un amministratore di sostegno siano connesse a patologie impeditive della sua consapevole partecipazione al procedimento, il Tribunale di sorveglianza dovrà, prima di trattare nuovamente le istanze dello stesso, integrare il contraddittorio disponendo la notifica dell'avviso di fissazione dell'udienza all'amministratore di sostegno. Il caso Con ordinanza emessa l'8 luglio 2024, il Tribunale di sorveglianza di Napoli ha respinto il reclamo proposto dal detenuto avverso il provvedimento con il quale in data 6.3.2023 il Magistrato di sorveglianza di Napoli aveva dichiarato inammissibili plurime impugnazioni dal medesimo proposte in materia disciplinare ai sensi dell'art. 69, comma 6 lett. a), ord. penit. Il detenuto ha proposto ricorso per cassazione avverso l'ordinanza del Tribunale di sorveglianza di Napoli e con il primo motivo ha denunciato la violazione dell'art. 606, lett. c), c.p.p. per inosservanza dell'art. 166 c.p.p. e consequenziale violazione del principio del contraddittorio in quanto il procedimento di sorveglianza si era svolto senza alcuno avviso al tutore nonostante egli si trovasse in stato di interdizione legale e fosse sottoposto ad amministrazione di sostegno. Il ricorrente ha dedotto la violazione del principio del contradditorio anche con riferimento alla mancata notifica del decreto di fissazione dell'udienza camerale alla Direzione dell'amministrazione penitenziaria del Ministero della Giustizia, parte necessaria del procedimento. Con il secondo motivo l'interessato ha denunciato la violazione dell'art. 606, lett. c), c.p.p. in relazione all'art. 178, lett. c), c.p.p. per la mancata notifica del predetto decreto al difensore di fiducia. Il Procuratore generale presso la Corte di cassazione ha chiesto il rigetto del ricorso, deducendo che l'omesso avviso al tutore, al pari dell'omesso avviso al codifensore, determina una nullità a regime intermedio (come affermato da Cass. pen., sez. I, 7 maggio 2019, n. 43523) che risulta sanata ai sensi dell'art. 182 c.p.p. nel caso in cui la parte vi assista in udienza senza proporre alcuna deduzione a riguardo. Con la sentenza in commento la Corte di cassazione ha preliminarmente ritenuto l'inammissibilità della doglianza attinente all'omessa notifica del decreto di fissazione dell'udienza alla Direzione dell'amministrazione penitenziaria poiché, a prescindere dalla questione se l'amministrazione penitenziaria sia o meno parte necessaria del procedimento in questione, «l'eccepita nullità non rispetta le condizioni fissate dall'art. 182, comma 1, c.p.p., che richiede uno specifico interesse processuale della parte che propone la doglianza». Il ricorrente, infatti, non ha dedotto alcun elemento che provi il pregiudizio arrecato alla sua posizione processuale dalla mancata partecipazione del suo contraddittore, nel caso di specie controinteressato rispetto a lui. La Suprema Corte ha, poi, ritenuto sanata la nullità conseguente all'omesso avviso al difensore di fiducia dell'interessato non avendo il medesimo fatto valere la relativa eccezione all'udienza alla quale aveva partecipato. La Corte di cassazione ha, invece, ritenuto fondato il motivo con il quale è stata lamentata l'omessa notifica del decreto di fissazione dell'udienza all'amministratore di sostegno ancorché il ricorrente, premesso di trovarsi in stato di interdizione legale e di essere assistito da un amministratore di sostegno, avesse, come già evidenziato, lamentato il mancato avviso al tutore. La questione La disposizione dell'art. 166 c.p.p. si applica anche alla persona sottoposta alla misura di protezione dell'amministrazione di sostegno? L'art. 166 c.p.p., la cui rubrica è intitolata “Notificazioni all'imputato interdetto o infermo di mente”, prevede, al primo comma, che ove l'imputato sia interdetto le notificazioni si eseguono, oltre che nelle forme previste dagli artt. 148-165 c.p.p., anche presso il tutore. Nel caso in cui l'imputato si trovi nelle condizioni previste dall'art. 71, comma 1, c.p.p., e cioè si trovi in condizioni di infermità mentali tali da impedirne la cosciente partecipazione al procedimento e tale stato sia reversibile, le notificazioni si eseguono a norma dei ricordati articoli e presso il curatore speciale nominato con l'ordinanza di sospensione del procedimento. Come chiarito dalla relazione al progetto preliminare e al testo definitivo del codice di procedura penale, la notificazione deve essere eseguita, oltre che presso il tutore o il curatore speciale, anche presso l'interdetto o l'incapace in quanto non è possibile «aprioristicamente escludersi che gli stessi non siano in grado di rendersi conto della natura e del contenuto dell'atto da notificare». Le soluzioni giuridiche La Corte di cassazione ha parimenti evidenziato che l'interdizione dell'imputato non comporta di per sé l'obbligo per il giudice di accertarne d'ufficio l'incapacità di partecipare coscientemente al processo e di adottare il provvedimento di sospensione di cui all'art. 70 c.p.p. in quanto l'interdizione presuppone l'incapacità di provvedere ai propri interessi e il procedimento penale può svolgersi anche quando il soggetto, sebbene non in grado di curare i propri interessi e giudizialmente interdetto, appaia cosciente dello svolgimento del procedimento in modo da potere, con l'ausilio tecnico del difensore, esserne consapevole protagonista (così Cass. pen., sez. VI, 25 ottobre 2017, n. 2677/2018; cfr., nello stesso senso, anche Cass. pen., sez. V, 13 dicembre 2004, n. 2283/2015). Ha, inoltre, affermato la Corte di cassazione che ove l'incapacità dell'imputato sia stata dichiarata in un altro procedimento le notifiche in favore dello stesso non devono essere necessariamente eseguite nelle forme di cui all'art. 166 c.p.p. (cfr. Cass. pen., sez. VI, 10 novembre 2010, n. 674/2011). L'omissione della notifica di un atto processuale al tutore o al curatore speciale determina una nullità di ordine generale ai sensi degli artt. 178, comma 1, lett. c), e 180 c.p.p., come tale rilevabile in ogni stato e grado del procedimento (cfr., tra le tante, Cass. pen., sez. I, 7 maggio 2019, n. 43523 e Cass. pen., sez. VI, 23 novembre 2012, n. 9064/2013, in A. n. proc. pen., 2014, 517). Con specifico riferimento alla notifica degli atti processuali a un soggetto sottoposto ad amministrazione di sostegno deve essere osservato come nella giurisprudenza di legittimità sia stato affermato che, ove nel decreto di nomina il giudice tutelare abbia conferito all'amministratore di sostegno la rappresentanza del beneficiario, allo stesso dovranno essere comunicati e notificati gli atti del procedimento e del processo diretti all'amministrato (cfr. Cass. pen., sez. II, 21 dicembre 2016, n. 2661/2017, la quale afferma appunto che «L'amministratore di sostegno, non rappresentando l'amministrato, salvo il caso in cui ciò non sia stato previsto dal giudice tutelare nel decreto di nomina, non ha diritto di ricevere l'avviso di fissazione dell'udienza in camera di consiglio di cui all'art. 409, comma 2, c.p.p.» cioè l'avviso dell'udienza camerale fissata dal giudice per le indagini preliminari nel caso in cui non accolga la richiesta di archiviazione avanzata dal pubblico ministero). Tutto ciò rilevato, deve essere subito evidenziato che con la pronuncia in commento la Corte di cassazione ha, senza effettuare una distinzione tra amministrazione sostitutiva e amministrazione di assistenza, risposto positivamente alla prospettata questione dell'applicabilità della disposizione dell'art. 166 c.p.p. alla persona sottoposta ad amministrazione di sostegno. A questo proposito ha evidenziato la Suprema Corte che, come condivisibilmente affermato con la propria precedente pronuncia 12 aprile 2024 n. 289 relativa allo stesso ricorrente (cfr. Cass. pen., sez. I, 12 aprile 2024, n. 28929), in ossequio ai principi esposti dall'ordinanza della Corte costituzionale n. 116 del 20 aprile 2009 con la quale è stata dichiarata la manifesta infondatezza della questione di costituzionalità del menzionato art. 166 c.p.p., sollevata in riferimento agli artt. 3 e 111, commi 1 e 3, Cost. nella parte in cui non prevede che le notifiche ai soggetti sottoposti ad amministrazione di sostegno siano effettuate, contrariamente a quanto è stabilito per il tutore dell'interdetto e per il curatore dell'incapace ex art. 71 c.p.p., all'amministratore di sostegno nominato, la predetta disposizione «deve ritenersi estesa anche ai soggetti inabilitati o sottoposti ad amministrazione di sostegno a condizione che il loro stato mentale sia tale da comprometterne effettivamente la loro piena e consapevole partecipazione al processo». Tanto premesso, la Corte di cassazione ha annullato l'ordinanza impugnata con rinvio per nuovo giudizio al Tribunale di sorveglianza di Napoli «affinché venga svolto l'accertamento di merito sulle condizioni che hanno determinato la nomina dell'amministratore di sostegno in favore del ricorrente e, ove risultino connesse a patologie impeditive della partecipazione consapevole al procedimento che lo riguarda, sia integrato il contraddittorio con la notifica all'amministratore di sostegno e sia nuovamente trattato il giudizio sulle sue istanze». Osservazioni Occorre preliminarmente osservare come dall'esame della complessa vicenda processuale oggetto della pronuncia della Corte di Cassazione, compiutamente ricostruibile soltanto prendendo in considerazione anche il citato precedente del giudice di legittimità relativo allo stesso ricorrente, emerga che quest'ultimo, sottoposto a interdizione legale con decreto 22 maggio 2022 del giudice tutelare del Tribunale di Parma, fosse stato precedentemente sottoposto, con decreto 25 luglio 2019 del Tribunale di Milano e a causa della sua infermità mentale, a interdizione giudiziale ai sensi dell'art. 414 c.c. Il medesimo ricorrente risulta, infine, essere stato successivamente sottoposto ad amministrazione di sostegno con provvedimento 25 maggio 2022 del giudice tutelare del Tribunale di Imperia. A questo riguardo deve, in primo luogo, essere ricordato che la più volte citata disposizione di cui all'art. 166, comma 1, c.p.p. non si applica nell'ipotesi in cui all'imputato sia stata inflitta la pena accessoria dell'interdizione legale (cfr., in termini e tra le altre, Cass. pen., sez. I, 7 dicembre 2021, n. 47402; Cass. pen., sez. V, 5 luglio 2012, n. 3763 e Cass. pen., sez. II, 13 luglio 2007, n. 35616, in Riv. pen., 2008, 579 e Arch. n. proc. pen. 2008, 490; in dottrina cfr., tra gli altri, A. Trinci-V. Ventura, Notificazioni e processo senza imputato. Vizi e difetti della comunicazione nel procedimento penale, Milano, 2015, pp. 468-469). In proposito occorre, poi, sottolineare che «l'istituto dell'amministrazione di sostegno è ammissibile anche nei riguardi di soggetto sottoposto a interdizione legale, in quanto strumento previsto per la cura di chi non è in grado, per infermità o altra causa, di provvedere ai suoi interessi» (cfr. Cass. pen., sez. I, 12 aprile 2024, n. 28929, cit.). Ciò rilevato la Corte di cassazione ha osservato che nel caso in esame non è stato preventivamente accertato se i ricordati provvedimenti «trovassero ragione nell'accertamento delle condizioni di salute di …, che potessero compromettere la piena e consapevole partecipazione al giudizio». Da quanto esposto è, come già evidenziato, conseguito l'annullamento del provvedimento impugnato con rinvio per nuovo giudizio al Tribunale di sorveglianza di Napoli il quale dovrà, come parimenti già evidenziato, effettuare l'accertamento di merito sulle condizioni che hanno determinato la nomina in favore del ricorrente di un amministratore di sostegno e, qualora risulti che tali condizioni siano connesse a patologie impeditive della sua consapevole partecipazione al procedimento, dovrà, prima di trattare nuovamente le istanze dello stesso, integrare il contraddittorio disponendo la notifica dell'avviso di fissazione dell'udienza camerale all'amministratore di sostegno. La conclusione raggiunta dalla Corte di cassazione è conforme ai precedenti arresti della giurisprudenza costituzionale e di legittimità. In proposito occorre rilevare che la Corte di cassazione ha fatto applicazione del principio stabilito dalla Corte costituzionale nel caso dell'imputato dichiarato inabilitato, stabilendo che le notificazioni devono essere eseguite nelle forme di cui all'art. 166 c.p.p. e, quindi, anche presso il curatore dello stesso, solo nel caso in cui l'interessato si trovi nelle condizioni di infermità mentale previste dall'art. 71, comma 1, c.p.p., tali da impedirne la cosciente partecipazione al processo (cfr. Cass. pen., sez. I, 29 settembre 2022, n. 4778/2023 e Cass. pen., sez. I, 22 marzo 2017, n. 18141). Ancora, è stato affermato che l'amministrazione di sostegno, anche se disposta nei confronti di un soggetto imputato in epoca antecedente alla condotta delittuosa e mai revocata, non determina automaticamente l'incapacità del medesimo a partecipare coscientemente al processo, ex art. 70 c.p.p., dovendo tale situazione essere autonomamente accertata dal giudice ai fini della sospensione del processo, ai sensi dell'art. 71 c.p.p. (Cass. pen., sez. III, 14 novembre 2017 n. 3659/2018; nello stesso cfr. anche Cass. pen., sez. II, 13 luglio 2023, n. 34780, non massimata, a tenore della quale «non sussiste alcun obbligo a pena di nullità della notificazione del decreto di citazione per il giudizio penale all'amministrato di sostegno con le forme dell'interdetto di cui all'art. 166 c.p.p. e ciò sempre che non vi sia stato un accertamento incidentale di incapacità da parte del giudice che procede ai sensi dell'art. 71 c.p.p.»). Analogo principio la Corte di cassazione ha, poi, applicato con riferimento al procedimento di sorveglianza, stabilendo che, qualora l'imputato detenuto (nel cui interesse era stata proposta opposizione avverso il provvedimento di espulsione del magistrato di sorveglianza, opposizione poi dichiarata inammissibile dal Presidente del Tribunale di sorveglianza a seguito di rinuncia formulata personalmente dal detenuto) sia sottoposto ad amministrazione di sostegno, il giudice che abbia acquisito fondati elementi per ritenere sussistente una situazione psicopatologica dell'interessato idonea a incidere sull'esercizio, da parte del medesimo, delle facoltà processuali è tenuto, analogamente a quanto previsto per il giudizio di cognizione dall'art. 70, commi 1 e 2, c.p.p., a svolgere anche d'ufficio i necessari accertamenti, al fine di stabilire se ricorrano gli estremi per procedere alla eventuale nomina, ai sensi dell'art. 666 comma 8 c.p.p., di un curatore provvisorio al quale competono, al pari del tutore dell'imputato interdetto e al curatore dell'imputato inabilitato, gli stessi diritti dell'interessato e al quale deve essere notificato l'avviso di fissazione dell'udienza camerale (cfr. Cass. pen., sez. I, 7 novembre 2019, n. 48949); il principio affermato in relazione al procedimento di sorveglianza, ivi compreso quello finalizzato all'applicazione modifica o revoca di una misura di sicurezza, trova ovviamente applicazione anche in quello di esecuzione. Con specifico riferimento alle notifiche nei confronti di soggetti internati in una residenza per l'esecuzione di una misura di sicurezza detentiva (R.E.M.S.), cioè dei soggetti sottoposti, anche in via provvisoria alla misura del ricovero in ospedale psichiatrico giudiziario o dell'assegnazione a una casa di cura e custodia da eseguire presso una tale residenza, l'art. 9 dell'Accordo 30 novembre 2022 della Conferenza Stato Regioni «sulla proposta del Tavolo di consultazione permanente sulla sanità penitenziaria di collaborazione interistituzionale inerente la gestione dei pazienti con misura di sicurezza», dopo avere ricordato che le stesse devono essere effettuate secondo le regole poste dagli artt. 148 e ss. c.p.p., evidenzia come la collocazione dell'internato in R.E.M.S. non sia ostativa alla notifica dell'atto a mani proprie del destinatario, anche nel caso in cui questi sia stato dichiarato interdetto o incapace processualmente, essendo tuttavia previsto in tali casi l'obbligo aggiuntivo di notifica dell'atto al tutore o al curatore speciale giusto il disposto dell'art. 166 c.p.p. La predetta norma prevede, poi, che «La notifica deve essere eseguita, prioritariamente, a mani proprie del destinatario mediante consegna della copia dell'atto alla persona cui è diretto. Nel caso di temporanea assenza dalla struttura del destinatario dell'atto, ovvero di momentanea indisponibilità da parte di quest'ultimo di ricevere la consegna personalmente, l'atto, in assenza di personale addetto al servizio di portierato o ricezione posta, deve essere ricevuto da personale della struttura quale “convivente temporaneo”». Il già ricordato principio giurisprudenziale ha, inoltre, trovato applicazione anche nel procedimento di prevenzione, essendosi affermato che, ove il destinatario della notificazione di un atto (nella fattispecie, la figlia del preposto in quanto terza titolare di beni incisi dal provvedimento di confisca) sia assoggettato ad amministrazione di sostegno, si osservano le forme del più volte ricordato art. 166 c.p.p., che prevede una notificazione integrativa al nominato amministratore, solo nel caso in cui lo stesso si trovi nelle condizioni di infermità mentale che gli impediscano, ai sensi dell'art. 71 comma 1 c.p.p., la cosciente partecipazione al procedimento (cfr. Cass. pen., sez. I, 4 marzo 2020, n. 16260). Per concludere questa breve disamina e fatto salvo un successivo approfondimento appare sostenibile, tenuto conto dei descritti sviluppi giurisprudenziali, che nel caso oggetto della predetta pronuncia della Corte di Cassazione e cioè ove l'interessato sottoposto ad amministrazione di sostegno non sia in grado, a causa delle condizioni di salute mentale, di partecipare consapevolmente al procedimento di sorveglianza, l'avviso dell'udienza camerale dovrà essere notificato all'amministrazione di sostegno senza necessità di nominare un curatore provvisorio ai sensi dell'art. 666, comma 8, c.p.p.. A questo proposito deve essere rilevato come sia stato affermato dalla giurisprudenza di legittimità che «La sospensione del procedimento penale per infermità mentale dell'imputato ex art. 71 c.p.p. è applicabile solo nel procedimento di cognizione e non nel procedimento esecutivo, che è diversamente strutturato, in quanto in esso è meramente facoltativo l'intervento della parte interessata che, ex art. 666 comma 8 c.p.p., se si trova in stato di infermità mentale è assistita da un tutore o, in difetto, da un curatore provvisorio appositamente nominato» (così Cass. pen., sez. I, 9 marzo 2007, n. 22749). Sul punto è comunque opportuno evidenziare come in molti Uffici giudiziari viga la prassi di notificare comunque l'atto processuale tanto al beneficiario quanto all'amministratore di sostegno. Per completezza deve, infine, essere ricordato come sia stato affermato dalla Corte di Cassazione che nel giudizio civile, al fine di verificare la capacità processuale del soggetto sottoposto ad amministrazione di sostegno, destinatario della notifica dell'atto introduttivo di un giudizio (e con essa la regolarità del contraddittorio introdotto nei suoi confronti), occorre distinguere a seconda che l'amministratore sia, in forza del decreto di nomina, titolare di poteri sostitutivi o, di contro, di mera assistenza. Nel primo caso, e cioè nel caso di amministrazione sostitutiva, gli atti del processo devono, infatti e ancorché diretti al beneficiario, essere notificati esclusivamente all'amministratore di sostegno che avendo la rappresentanza dell'assistito ne ha anche la rappresentanza processuale mentre nel secondo caso, e cioè nel caso di amministrazione di assistenza, potendo il beneficiario stare in giudizio con la necessaria assistenza dell'amministratore di sostegno, il procedimento di notificazione assume carattere complesso e può ritenersi perfezionato soltanto quando l'atto sia portato a conoscenza sia del beneficiario sia dell'amministratore di sostegno, così da permettere a quest'ultimo di svolgere la sua funzione di assistenza. (cfr. Cass. civ., sez. I, 12 febbraio 2024, n. 3762). |